Le mie riflessioni e spunti per avvicinarsi ad uno stile di vita sostenibile che abbia un basso impatto ambientale.
Guardo le buste dell’immondizia e vedo un pericolo per l’ambiente e una minaccia per il mio portafoglio. Ogni cosa che buttiamo nel cassonetto è stata acquistata con il denaro che abbiamo guadagnato lavorando duramente e facendo sacrifici.
Qualche mese ho cominciato a notare quanto fosse pieno il nostro sacchetto della plastica: la maggior parte degli alimenti è venduta in confezioni di plastica, pellicole, sacchetti, confezioni di polistirolo. Tutti i detersivi e prodotti per la casa sono commercializzati in flaconi di plastica. Una volta svuotati del prodotto nella migliore delle ipotesi finiscono nella raccolta differenziata, ma ancora troppo spesso insieme agli altri rifiuti secchi, nell’umido e nel vetro, dove non dovrebbero assolutamente stare. Inoltre come stiamo imparando dalle notizie:
non tutto quello che è riciclabile viene riciclato.
Su questo blog di solito parlo di cibo, di viaggi e della mia vita da mamma: il cibo c’entra con la plastica e la plastica c’entra col cibo. I nostri rifiuti, finiscono nell’ambiente e lì rimangono per decine di anni, navigano il mare, uccidono animali e le microplastiche poi tornano da noi all’interno di ciò che mangiamo, dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo.
Per questo ho pensato di investire tempo e risorse per scrivere dei post per raccontare e condividere la nostra esperienza e le azioni concrete che stanno entrando a far parte della nostra quotidianità. L’obiettivo è ispirare altre persone a fare il primo passo: in ballo c’è il futuro del pianeta, quello dei nostri figli e la qualità del cibo che mangiamo.
Abbiamo creduto per anni che la felicità fosse legata alla quantità di beni posseduti. E alla capacità di poter acquistare oggetti, sostituirli, cambiarli frequentemente per seguire le mode o per perseguire un determinato stile di vita.
Era l’illusione del consumismo.
Illusione perché con quel tipo di vita abbiamo messo in ginocchio il nostro pianeta e centinaia di specie animali. La conseguenza di questo consumo esagerato è infatti la produzione di rifiuti e il consumo di risorse.
Eppure il risparmio è stato valore morale per secoli: abbiamo ancora in mente i racconti dei nonni che cucinavano con quello che c’era, praticavano la cucina di sussistenza usando le risorse offerte dalla terra. Usando ingredienti semplici riuscivano a preparare piatti gustosi e nutrienti. Quello che non serviva più si regalava o si vendeva, ciò che era rotto si aggiustava. La parola vietata era “spreco”.
Lo scenario futuro mi terrorizza: poche sono le grandi aziende che stanno muovendo passi per ridurre l’impatto ambientale, le corsie dei supermercati sono sostanzialmente fatte da metri e metri di plastica con dentro i prodotti che pensiamo ci servano, ma in realtà no.
Gli imballaggi sono ovunque, non sono solo di plastica, e non li portiamo a casa gratis: parte del costo di ogni prodotto è speso per l’imballaggio.
L’idea di perseguire una vita che generi pochi rifiuti sembra impossibile, ma è il momento di riflettere per riuscire ad inserire nella nostra quotidianità alcune buone pratiche per ridurre il peso dei sacchetti dell’immondizia e cominciare a risparmiare.
Ognuno ha il suo stile di vita, per questo non tutte le persone potranno intraprendere le stesse strade o azzerare i rifiuti, sarebbe irrealistico pensarlo. Inoltre ci sono ambiti in cui la plastica è fondamentale, utile e al momento insostituibile.
Ma è il momento di cominciare a consumare meno, diversamente e di ridurre drasticamente la produzione di rifiuti plastici.
Come per ogni cambiamento, servirà organizzazione, buona volontà e perseveranza. Forse anche un investimento di tempo maggiore, ma non è detto: con una buona lista della spesa e la selezione di punti di approvvigionamento giusti, la spesa potrebbe anche diventare un piacere e non più solo un dovere.
Impegnarsi per perseguire uno stile di vita sostenibile potrebbe all’inizio essere percepito come una retromarcia rispetto al progresso e alla modernità: nell’immaginario collettivo è più “cool” avere un elettrodomestico nuovo rispetto ad uno aggiustato, più “fashion” comprare abiti nuovi nelle grandi catene rispetto a comprare abiti usati oppure a scambiarsi oggetti e indumenti per occasioni speciali. Ma è davvero così?
Nei mesi passati abbiamo raccolto informazioni, studiato, letto per riuscire a modificare il nostro comportamento e ridurre la dimensione dei nostri sacchetti dei rifiuti. I risultati cominciano a vedersi.
Quello che ho capito è che non sempre si tratta di fare le stesse cose in modo diverso usando prodotti diversi, spesso si tratta di cambiare mentalità e abitudini a monte per comprare e buttare meno. In poche parole si tratta di aumentare la nostra sensibilità, rallentare, farci delle domande: per esempio, hai mai pensato a quanta acqua vada via durante il lavaggio delle verdure? raccogliendola in un secchio potrebbe diventare una risorsa per bagnare le piante. Oppure hai mai fatto caso alla quantità di shampoo, balsamo o detersivo del bucato che usiamo: potrebbe bastarne molto meno per ottenere lo stesso risultato inquinando meno e risparmiando.
Nel prossimo articolo racconterò alcune azioni concrete per ridurre gli sprechi e i rifiuti, risparmiando.