Chiang Mai – Wat dorati, mercati (ancora…), orchidee, elefanti e tigri
Abbiamo lasciato Bangkok un po’ tristi per tutto quello che avremmo ancora voluto fare e vedere, ma anche Chiang Mai avrà delle sorprese per noi.
Cominciamo subito con la visita al Warhot market, il mercato locale principalmente frequentato da thailandesi. Si trova di tutto: vestiti, scarpe, tessuti, frutta secca, spezie, dolci, prodotti per la casa, ceramiche, posate e poi gli immancabili banchetti che vendono cibo.
A Chiang Mai la zuppa tipica si chiama kow soy, è una zuppa di noodles, sia morbidi sia croccanti con pollo, maiale o pesce, con un brodino deliziosamente speziato. Prendiamo quella col pollo e possiamo confermare che sia ottimo. Diverso dai curry assaggiati finora, per il diverso mix di spezie. La cucina thailandese del nord è infatti influenzata positivamente della vicine tradizioni birmane.
Assaggiamo anche dei piccoli involtini di banana: la banana dolce e speziata è avvolta in una foglia verde chiara, che capiamo non essere commestibile grazie alla gentile dritta di una thailandese che ci ha fermato giusto in tempo, stavamo per addentare tutto!
I principali templi di Chiang Mai sono il Wat Phra Singh e Wat Chedi Luang. Le decorazioni sono diverse la Bangkok, meno colorate e con meno materiali ma ugualmente ricche e imponenti: predomina il legno intagliato e le dorature.
Oltre ai templi e al buon cibo Chiang Mai è posizionata in modo da regalare la possibilità di vivere esperienze a contatto con la natura e gli animali. Per il nostro secondo giorno prenotiamo quindi un escursione e insieme ad un gruppo di altri 6 ragazzi. La prima tappa è per visitare una orchid and butterfly farm, una meraviglia per gli occhi.
Per arrivare al camp degli elefanti camminiamo una mezz’oretta nella foresta tropicale, e passiamo per un paio di villaggi con le tribù autoctone. La nostra guida raccoglie dei frutti rossi fantastici simili alle ciliegie, dolci e aromatici ma senza nocciolo. Raccogliamo anche lychees, buonissimi. Vediamo la pianta del jack fruit: la guida ci spiega che si mangia verde come verdura e maturo come frutta.
Il camp degli elefanti è gestito dalla stessa agenzie che ha organizzato il tour: Panda tour. Vediamo subito un elefantino piccolo che si bagna di acqua con la proboscide. Poi ci avviciniamo ai giganti e ci spiegano come dar loro le banane. Hanno tantissima fame e si prendono le banane quasi da soli e se le lanciano in bocca con la proboscide. Poi ne portiamo due in un laghetto e ci immergiamo con loro, e possiamo lavarli usando una spugna naturale. A parte il timore iniziale di immergerci in un’acqua non proprio pulita, è stata una esperienza emozionante che ci ha permesso di essere realmente a contatto con la natura.
Dopo il bagno con gli elefanti ci siamo buttati in una piscina naturale circondati dai bambini thai, i figli delle persone che lavorano nel Camp: sono euforici, ci indicano dove l’acqua è troppo bassa per tuffarci e vogliono assolutamente che nuotiamo con loro sulle spalle, guai a fermarsi! Urlano come pazzi. Ci caricano dell’energia e felicità che solo i bambini riescono a trasmettere.
Una breve doccia e il pranzo servito dalle mogli dei mahout (coloro che allevano gli elefanti) e ci dirigiamo verso il fiume per fare bamboo rafting. Tutti sopra una zattera di bamboo guidata a prua e poppa con due lunghe canne da ragazzi locali, anche Manu prova ed è molto soddisfatto! Il giro sul canale in mezzo alla natura lussureggiante dura quasi 30 minuti.
Riprendiamo il minivan e torniamo a Chiang Mai.
Anche a Chiang Mai c’è il mercato dei fiori: più piccolo e raccolto di quello di Bangkok ma bello per l’enorme quantità di frutta a disposizione. Compriamo finalmente i Ngor: un frutto piccolo e peloso di colore rosso chiaro, la polpa e il sapore sono simili al lychees ma più acidula e corposa. Al Night Bazar si può trovare di tutto, è carino e vale la pena fare un giro.
Dedichiamo l’ultimo giorno a Chiang Mai alla visita del Wat Doi Supet e al Tiger Kingdom. Abbiamo preso accordi con un tassista che ci accompagnerà tutto il giorno, in modo da ottimizzare i tempi.
Il Wat Doi Supet è spettacolare, così come avevamo letto. È posizionato su una collina e raggiungibile facendo circa 300 gradini o con una funivia. Tutto intorno al wat ci sono tante campane di varie dimensioni che i fedeli suonano in segno di buon auspicio.
Per le dieci siamo fuori e incontriamo il nostro autista che felice ci accompagna al Tiger Kingdom. Siamo stati indecisi fino all’ultimo se visitare o no questo posto. Ovunque c’è scritto che le tigri non sono drogate ma educate alla presenza dell’uomo fino da piccole. Il fatto è che comunque le tigri sono in gabbia. Vedere questi animali maestosi e potenzialmente pieni di forza relegati a stare chiusi in gabbie di massimo una decina di metri non è stato bello. Sicuramente toccarle è stato emozionante così come vedere i piccoli tigrotti giocare tra loro, ma con una certa amarezza e un velo di tristezza.
Salutiamo Chiang Mai facendo gli ultimi acquisti al Warhot Market: cashew nuts (anacardi), mango disidratato e i tipici cucchiai da zuppa.
Il viaggio in treno è tranquillo come all’andata e all’arrivo Bangkok ci accoglie nuovamente con un caldo afoso impattante: arriviamo alla stazione centrale di Hua Lampong e poi con la metro e lo Sky train raggiungiamo Ekkamai (eastern bus terminal) dove prenderemo il bus per Baan Phe, e poi il battello per Kho Samet (in totale circa 4 ore di viaggio da Bangkok).
Leggi anche: Thailandia tutta d’un fiato: Bangkok e Thailandia tutta dun fiato: Kho Samet.